Dopo l’importante successo ottenuto al botteghino di “Natale su Marte” con Christian De Sica e Massimo Boldi, potremmo forse aspettarci un “Natale in URSS?” No, non siamo impazziti: c’è un collegamento, un file rouge, tra Iosif Stalin, Lev Troskij… e Christian De Sica. Andiamo con ordine.
Ripassino di come se la passavano in Russia
Sostanzialmente, se la passavano veramente male. L’impero russo era immenso, l’economia era arretrata e si basava principalmente sull’agricoltura, i contadini erano poverissimi.
Nel 1898, un barlume: nasce il Partito Socialdemocratico russo, diviso in due correnti: i Menscevichi (che erano quelli un po’ più tranquilli, ma erano una minoranza) e i Bolscevichi (i monelli che volevano la rivoluzione).
Nel 1905, come se la situazione non fosse già precaria di per sé, la Russia perse contro il Giappone una guerra per ottenere il controllo della Manciuria e della Corea. Il popolo, stanco, decise di insorgere contro il governo. Lo zar, che aveva paura di essere ammazzato, concesse la Duma: un Parlamento, ma che non serviva a nulla.
Insomma, lo zar butta un po’ di fumo negli occhi e tutto torna a posto… più o meno.
La Prima Guerra Mondiale
Nicola II, il sosia di Simone Ruzzo dei The Jackal, pensò che partecipare alla guerra fosse un’ottima idea: avrebbe ridotto le tensioni interne, alimentando il patriottismo e concentrandosi sui nemici esterni.
Spolier: non andò così. I contadini venivano mandati impreparati e senza le giuste dotazioni militari a farsi ammazzare. Mi dispiace Niky, non è stata una scelta molto saggia.
La Russia non aveva i mezzi per sopportare un conflitto così dispendioso e tra l’altro le condizioni economiche nel paese peggiorarono sempre di più: non c’era niente da mangiare perché i contadini stavano nelle trincee a farsi mangiare dai topi.

Febbraio – Aprile 1917
Ad un certo punto, i russi, che erano molto provati (o forse sarebbe consono dire che s’erano rotti il ca…) insorsero. Gli operai cominciarono a manifestare ed ebbero l’appoggio anche dai soldati. Lo zar, che aveva capito che ormai il suo tempo era finito, abdicò e nacque la Repubblica. Gli operai, inoltre, si organizzarono nei soviet.
Nell’Aprile del 1917, un certo Lenin cominciò a diffondere il suo programma: le Tesi d’Aprile. Lenin, fresco di esilio e pieno di energia rivoluzionaria, voleva porre fine alla guerra, dare il potere ai soviet e ridistribuire le terre in modo equo. Un grandissimo visionario, o forse un inguaribile romantico.

Brest-Litovsk e la guerra civile
I bolscevichi si trovarono improvvisamente popolarissimi tra operai e soldati. Il governo provvisorio era ridotto a un fantasma di sé stesso e i menscevichi erano in piena crisi d’identità, quindi Lenin capì che era il momento di fare il grande salto. Appoggiato da Troskij, Lenin conquistò il potere. Nel 1918 venne firmata la pace di Brest-Litovsk: la Russia usciva dalla guerra, perdendo molti territori. Un capolavoro diplomatico a favore… della Germania.
Poco più tardi però, scoppiò una guerra civile che vide due schieramenti: l’Armata rossa (esercito bolscevico) contrapposta all’Armata bianca (sostenitori dello zar). Quest’ultima era appoggiata dalle potenze europee, che si stavano facendo il caccone nelle mutande perché temevano che la rivoluzione potesse diffondersi anche nel resto del continente.
Tre milioni di morti dopo (incluso lo zar e famiglia, giustiziati perché non si sa mai), i bolscevichi vinsero grazie ai contadini che preferivano tenersi il poco che avevano piuttosto che rischiare il ritorno dei vecchi padroni.

La nascita dell’URSS, Stalin e Troskij
Nel 1922 nacque quindi l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). Un anno dopo Lenin si ammalò. A quel punto, i bolscevichi si trovarono con due possibili leader: Troskij, il carismatico eroe della rivoluzione, e Stalin, il silenzioso organizzatore che Lenin aveva messo a fare il segretario generale.
Stalin, oltre ad avere dei bellissimi e foltissimi baffi, cominciò ad emarginare sempre di più Troskij e lo costrinse all’esilio. Il povero Lev fu costretto a fuggire dall’Urss e viaggiò per il mondo intero, mentre nel frattempo ne scriveva di cotte e di crude sul suo ex amico. Lo denunciava di aver creato uno stato repressivo e di aver tradito la rivoluzione.
Iosif quindi, forse un po’ offeso, gli mandò alle calcagna un sicario. Ed è qui che inizia il crossover con i cinepanettoni.

Troskij in Messico
Durante gli anni ’30, dopo lunghe peregrinazioni, grazie al pittore Diego Rivera (il marito di Frida Kahlo, sì quella con il monociglio, il travestimento preferito delle donne a carnevale), ebbe asilo politico dal presidente del Messico. Qui, però, venne raggiunto da Ramon Mercader. E giustamente, vi starete chiedendo chi sia quest’uomo…
Ecco, oltre a essere uno degli agenti più affidabili del baffone, oltre a essere il sicario assoldato per uccidere Troskij, era anche lo zio di Christian De Sica. Ramon Mercader, era, infatti, il cugino dell’attrice Maria Mercader, madre di Christian De Sica.

Ramon Mercader
Ramon aveva una storia familiare molto particolare. Il padre era un uomo molto ricco, ma anche tutto pazzo, tant’è che fece chiudere la moglie in un manicomio perché aveva una relazione extraconiugale con un aviatore francese. La donna riuscì a fuggire e portò con sé il piccolo Ramon. I due giunsero in Francia e lì il futuro assassino abbracciò l’ideologia comunista.
Eustaquia Maria Caridad del Rio Hernandez, la mamma di Ramon, divenne un’agente segreta sovietica, quindi si recò a Mosca e portò con sé il figlio. Qui i boss del NKVD (i servizi segreti sovietici) appiopparono al pargolo il soprannome “Gnome” – che è un po’ cringe, ma vabbè, i soprannomi mica li scegli tu. E poi, davvero vorresti metterti contro i sovietici?

Lo Gnome aka lo zio di Christian De Sica, benché il suo soprannome non sia dei migliori, ebbe un incarico molto importante: ammazzare Lev Troskij, il nemico numero uno del baffone.
L’assassinio
Lo zio di Christian de Sica, quindi, cercò di entrare in contatto con Lev Troskij, conquistando la sua fiducia facendo finta di essere suo amico e il 21 agosto del 1940 lo colpì alla nuca con una piccozza, sfondandogli completamente il cranio, delicatissimo.
Per fortuna, o forse per sfortuna, il malcapitato non morì sul colpo, ma sopravvisse circa 12 ore. Mercader fu arrestato, processato e mandato in prigione con una condanna di vent’anni, in seguito venne scarcerato e si recò a Cuba, accolto da Fidel Castro. Qui morì a causa di un cancro ai polmoni. I suoi rapporti con Stalin non vennero fuori fino alla dissoluzione dell’URSS.
Fonti
Per approfondire puoi leggere questi libri:
- G. Cigliano, La Russia contemporanea. Un profilo storico. Nuova edizione, Carocci, 2013.
- F. Barbagallo, Storia contemporanea dal 1815 a oggi, Carrocci, 2016.
2025-03-16
Sono fuori di testa ho rapito Aldo Moro
Nel febbraio 2021 Damiano (non più dei Måneskin) cantava (più o meno) queste…
2025-03-04
Esorcismi a Carnevale
Il Carnevale è molto più di una festa: è il mondo che perde se stesso per…
2025-01-24
Garibaldi: sposo per un’ora
Da "eroe dei due mondi" a vittima di adulterio è un attimo: scopriamo insieme…
2025-01-06
La Befana è un essere demoniaco
La Befana, in termini antropologici, è molto più che una vecchia che fa alzare…
2024-12-23
Buon compleanno Gesù!
Per il suo... compleanno, ricostruiamo storicamente la vita di Gesù Cristo:…
2024-11-27
Alfred Nobel: il più grande paraculo della storia
Il Premio Nobel: altissimo riconoscimento accademico, nasce dal tentativo di…
2024-11-14
Alla fine, che cos’è l’antropologia?
Da Tylor a Parthenope l’antropologia è uno degli underdog del sapere.…