Amata dai bambini almeno quanto lo sono le esplosioni in autostrada da Riina Salvatore, la Befana è molto più di una vecchia che fa alzare le scope. In termini demoetnontropologici è un demone. Ma andiamo con ordine, o quanto meno proviamo a darne uno.

Che cos'è un demone?

Se non fossi occupato a lobotomizzare il tuo cervello e il tuo senso critico con video di sodi glutei brasiliani e cercassi sulla Treccani la parola demone, troveresti tale definizione:

“Entità intermedia tra il divino e l’umano, che non può essere annoverata nella categoria delle divinità vere e proprie ma che si ritiene possa influire beneficamente o maleficamente sulle azioni umane”

L’antropologia e la storia delle religioni hanno più volte provato a dare un senso a quelle figure che potremmo facilmente ascrivere al campo semantico della mostruosità, quali Befana, Munaciello, Gabriel Garko, Mammutones, Donatella Versace o Krampus. Queste figure rientrano grossomodo nella categoria, precedentemente esplicata, dei demoni.

Lei, la nostra diva. <3

I demoni sono tutti cattivi?

I demoni non sono entità solo ed esclusivamente maligne: la loro funzione culturale è molto più complessa di quanto i film horror possano far trasparire. Sono infatti dei ponti fra il terreno e il sovrumano. L’immaginario dell’ultraterreno altro non è che un’enorme metafora descrivente il mondo terreno, e come questo esso si articola. 

Si prenda ad esempio il Valhalla dei vichinghi: il paradiso norreno riflette l’ossatura marinara e belligerante della società terrena. Ogni società costruisce il proprio concetto di sovrumano partendo dalla propria specifica idea di umano, sia in termini individuali che in termini collettivi. Sono un ponte fra il comprensibile e l’incomprensibile, che riflettono le tipicità della società che li produce, del suo folklore, dei suoi sistemi valoriali, economici, dei suoi tabù e dei suoi culti. 

Ecco a voi la Perchta: la versione germanica più incazzata della Befana

Perché la Befana è una vecchiaccia decrepita?

C’è un motivo ben preciso se la Befana ha le sembianze di Ornella Vanoni. Segna sostanzialmente un punto di non ritorno, un rinnovo cosmico: “tutte le feste porta via”. La ciclicità dell’organizzazione temporale, sia essa solare o lunare, è stata da millenni oggetto di creazioni folkloristiche e cultuali: la rinnovazione cosmica è un dato fondamentale.

Il vetusto, il vecchio, il morente, lascia spazio alla novità: è YouPorn che cede il passo a OnlyFans. In Occidente, soprattutto in area mediterranea, l’idea di tempo è spesso legata all’importanza del ciclo stagionale: non casualmente il ciclo vita, morte, rinascita è più volte celebrato in quelle che sono le questioni culturali delle società europee di tradizione cristiana, in quel lasso di tempo che possiamo all’incirca circoscrivere fra gennaio e marzo.

In questo periodo le costruzioni ideologiche di matrice rituale e mitologica fanno riferimento al rinnovamento della natura: la stagionalità arriva al suo culmine, si fa anziana, si fa Befana. Essa, dunque, in un ultimo spiro dona per poi ripulire, distrugge per creare.

Sto vecchiaccio con la pipa, Mircea Eliade, è il principale teorico storicoreligioso dei cicli cosmici.

La Befana vien di notte...

Gli operatori magico-rituali legati all’universo del rinnovamento cosmico non sono del mondo umano. Tuttavia, non appartengono neanche al campo del divino. La Befana non è tuttavia una divinità, non può esserlo, non può catalizzare preghiere. Gli uomini hanno costruito degli spazi concettuali dove la vita non può essere presente. C’è tuttavia una dimensione di liminale, fra vita e morte, da sempre considerato lo spazio di contatto fra il mondo terreno ed ultraterreno: l’onirico.

La tradizione vuole infatti che prima di portar dono all’infante la Befana si accerti che sia dormiente: essendo non viva può avere contatto con gli umani solo ed esclusivamente quando essi si trovano nella medesima condizione, ovvero durante il sonno. Qualora infatti il mondo sovrumano si interfacciasse al mondo umano direttamente, non attraverso specifici portali comunicativi, il rischio che ne deriverebbe in ottica cosmica sarebbe simbolicamente enorme, un rovesciamento dell’ordine vigente, potenzialmente distruttivo per l’orizzonte di senso della società.

Questi sono Hypnos, sonno, e Thanatos, morte, da sempre nelle teologie classiche rappresentati come figure complementari.

Il senso della Befana oggi

Provare a comprendere le moderne pratiche consumistiche correlate ad una vecchia che lancia dolciumi dal cielo come un gabbiano lancia escrementi sul turista giapponese che passeggia sul Lungotevere è semplice: l’industria dolciaria italiana fa della Befana ciò che la Coca-cola ha fatto di Babbo Natale.

La modernità ha completamente demistificato il concetto di festa. La laicizzazione dei costumi, sebbene abbia avuto enormi effetti positivi, ci ha impedito l’accesso a tutta la componente ludica e stupefacente del concetto di festa. 

Ci rimane tuttavia una piccola sopravvivenza della bellezza di quel mondo atavico: un bambino stupito davanti ai doni una vecchia dai poteri magici, uno stupore paragonabile a quello di suo padre quando la mamma gli alza la scopa con il nuovo completino di Victoria Secret.

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