Dalle telefonate con Putin alla trappola a Zelensky, Trump si è preso la scena come Lucio: il lupo, non Corsi. Per questo Antonio e Roberto, i nostri articolisti in diritto e storia, hanno scambiato quattro chiacchiere per ricostruire tutto come si deve.

Chiacchiere prima del dolce

A. «Io l’avevo scritto Robè, con Trump e il suo “America First” gli Stati Uniti avrebbero iniziato a pensare solo ai fatti loro. E tu dirai, che disimpegno è questo? È un disimpegno del tipo “sistemiamo Gaza, sistemiamo Kiev e chi s’è visto s’è visto”».

R. «Sì, effettivamente è strano. Ci sono due leader controversi – Trump e Putin – figli delle rispettive tradizioni imperialiste dello scorso secolo, che hanno più volte ringraziato il Dio cristiano per averli messi alla guida del proprio Stato, e poi si fanno un bellissimo e salivoso sessantanove per ingrossare la propria verga. La sopracitata verga dovrebbe poi essere usata per deflorare veementemente una bella donna europea e una acidissima mistress asiatica».

A. «Ma sì, trattare da solo con la Russia, i dazi e le minacce non sono nient’altro che l’atteggiamento del tipico bulletto di quartiere che non si ferma davanti a nulla. È chiaro fin da subito che le azioni di Trump sono dirette non tanto contro Zelensky ma contro Europa e Cina. L’Europa non ne è uscita bene e non è un caso che negli ultimi due giorni, dopo lo Zelensky-gate, i leader europei sono ricorsi a ciò che sanno fare meglio: postare foto di palazzi illuminati in giallo-blu condite da frasi di sostegno al popolo ucraino e da appelli al mondo libero».

I due maschi alfa in questione.

La vecchia Europa deve agire...

R. «L’Europa ha palesemente accusato il colpo: gli Stati Uniti hanno definito il quadro dello scenario politico internazionale con una chiarissima dimostrazione di forza. L’incontro Trump-Zelensky è stato la Hiroshima della diplomazia». 

A. «E forse anche la Nagasaki. Alcuni dicono sia stata tutta una farsa, ma, in ogni caso, il povero presidente ucraino è stato attirato in una trappola bella grossa, tra un “ma come ti vesti?” alla Enzo Miccio e l’accusa di giocare a carte con la terza guerra mondiale. In quel momento Bruxelles ha perso tanto terreno in ambito diplomatico…»

R. «…Ma anche tutto il proprio blasone, guardando il proprio cadetto essere umiliato nello studio ovale. Chiaramente qui vengono fuori temi di pura discussione teorica, anche complessi: in qualità di partner, o ex-partner, per eccellenza bisogna subire le angherie di Trump, e quindi in qualche modo anche di Putin, o arrivare a ridefinire il proprio assetto, soprattutto in ottica squisitamente militare? L’Europa deve scegliere se diventare un impero o provincia».

A. «Scelgo la prima opzione. O, meglio, la prima opzione si sposa meglio con i fatti più recenti: i leader europei, capitanati da Francia e Gran Bretagna, hanno accolto Zelensky, come le nostre mamme dopo la gita del quinto anno, e hanno annunciato urbe et orbi la loro proposta per l’Ucraina: un mese di tregua. E la Von der Leyen, poi, che ha dichiarato di voler inviare contingenti militari europei in Ucraina? Ne vogliamo parlare? Non si fidano degli americani, non si fidano dei russi. Anche perché, lasciare tutto a Trump e Putin non è il massimo se l’Europa vuole essere protagonista. Che mi dici della Cina?».

...ma anche la Cina dovrebbe affrettarsi

R. «Beh la Cina. Ai cinesi rode, e non poco. La distensione dei rapporti fra Trump e Putin dimostra una chiara apertura al dialogo commerciale fra Mosca e Washington, e probabilmente Xi Jin Ping avrà un concorrente, discretamente potente, nell’appannaggio delle fondamentali materie prime di cui il suolo russo è pieno. A questo punto sarà molto interessante comprendere le mosse di Pechino nel futuro a breve termine. Plausibilmente Cina e Europa potrebbero iniziare a dialogare molto intensamente».

I "bei" vecchi tempi

R. «In qualche modo siamo davanti alla contemporanea versione del patto Molotov-Ribbentropp: nazi e soviet per qualche anno decisero di tutelare i rispettivi interessi imperialisti con un accordo di non belligeranza prima di quella scaramuccia, che si concluse ad Hiroshima. Si spartirono l’Europa, ma ciò non fu garanzia di pace. Le sovranità delle superpotenze sono destinate ad essere in conflitto, specialmente in un mondo iper globalizzato quale il nostro. Usa e Russia torneranno a litigare, bisognerà solo aspettare il quando per capire il come…».

A. «…E l’Europa ha da darsi una svegliata, specialmente se vuole tornare a contare molto nello scenario internazionale. Oh, hanno cacciato dolci e amaro, ci sentiamo dopo».

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