Da Romeo e Giulietta a John Lennon e Yoko Ono, l’amore (tendenzialmente eterosessuale e monogamo) ci circonda da ogni parte. Celebrato dai poeti, codificato dai miti e persino dai sistemi giuridici, pare che sia impossibile vivere senza di esso, quanto meno nella forma tradizionale che storicamente ha assunto. Ma siamo sicuri che l’esclusività e la promessa di amore eterno siano le uniche forme possibili da assegnare alle nostre relazioni? Il nostro desiderio può dirsi soddisfatto entro le condizioni della monogamia?
Amore e amori
Voi che vi preparate a festeggiare questo giorno con una cena di coppia dal miglior kebabbaro della città, voi che ascoltate a tutto volume Rossetto e caffè con aria languida e sognante, voi che state incartando quella fedina per il vostro congiunto sentendovi ad un passo dall’altare, ascoltatemi bene: questo articolo parlerà di amore, ma sarà solo per metterlo in discussione.
Intendiamoci: l’Amore (con questa imponente e voluta maiuscola) è un’astrazione letteraria, filosofica e psicologica che dalla notte dei tempi assorbe le speculazioni dei migliori intellettuali della nostra tradizione di pensiero.

Se ci chiedessimo che cos’è davvero l’Amore, dopo aver superato l’imbarazzo che l’onere di rispondere a questa domandona ci fa sentire, formuleremmo probabilmente una risposta del genere: è quel sentimento che ci stringe ad un’altra persona con la quale condividiamo sintonia, intimità e impegno di coppia.
A tracciare una morfologia dell’amore più accurata, indicandone meglio le variabili, è stato Robert Sternberg, un simpatico psicologo americano in fissa con la geometria, che definisce l’amore vero e proprio come un triangolo che ha ai propri vertici tre componenti essenziali: intimità, passione e impegno. Se una di esse viene a mancare, allora non siamo più in presenza di un amore ‘vissuto’ o ‘pieno’, come lo stesso Sternberg lo definisce, ma di altre forme dell’amore che spaziano dall’amicizia alla passione di una sola notte.

Pur avendo fissato una forma canonica dell’amore, ovvero quella che lo vuole completo e ben fornito di tutte e tre le componenti, la teoria triangolare di Sternberg si rivela in realtà estremamente preziosa per comprendere che esistono numerose varianti del rapporto amoroso che pure meritano la nostra attenzione.
Insomma, accanto all’Amore esistono gli amori, ciascuno con il proprio dosaggio di intimità, passione e impegno. Ed è proprio di essi che è realmente composta la realtà, ognuno con il proprio equilibrio e con il proprio modo di presentarsi sulla scena sociale.

Gli androgini ricomposti...
Ben prima di Sternberg, la tradizione speculativa ha intrecciato l’essenza dell’amore a due forti idee: esclusività ed eternità. Bandite i brutti pensieri e siate devoti al vostro partner perché è solo così che può essere: l’amore è una relazione a due che investe anima e corpo, pena l’invalidazione del vostro sentimento.
A pensarla così fu innanzitutto Platone che, attraverso il suo mito dell’androgino nel Simposio, istituì l’amore sul senso di mancanza della propria metà.

La storia, in breve, è questa. In origine esisteva un terzo genere oltre agli uomini e alle donne: quello degli androgini. Si trattava di creature con caratteristiche sia maschili che femminili, dotate del doppio di tutti gli organi di cui dispone una singola persona.
Un bel giorno, intimorito dalla loro potenza, Zeus decise di tagliarli in due (zac!) e da allora ciascuno di noi è alla ricerca della propria metà, mosso da quel sentimento di urgenza e mancanza che ci spinge a ricongiungerci con la metà perduta a cui eravamo uniti e a cui siamo predestinati.

... e l’amore a brandelli
Al di là del registro metaforico del mito, spesso preso troppo sul serio o frainteso, l’idea che la coppia monogama e duratura sia l’unico specchio possibile del vero amore ha fatto tanta strada. A consolidarla ha contribuito in special modo il cristianesimo, preoccupandosi di sviluppare veri e propri codici di norme utili a disciplinare il comportamento sessuale e la vita matrimoniale, rendendo di fatto eterna ed esclusiva la promessa di amore tra i due amanti.
Insomma, bisogna amare la propria dolce metà come si ama Dio, con dedizione assoluta e senza mai distrarsi, in questa vita e pure nell’aldilà (qualcuno potrebbe accusare i cristiani di necrofilia, ma andiamo oltre).

All’ideologia religiosa cristiana si aggiungono, poi, le moderne filosofie del diritto, tese a consolidare la forma della coppia eterosessuale e monogamica sino a porla a fondamento della vita civile.
Basta pensare ad Hegel, il quale fa della famiglia (rigorosamente composta da uomo, donna e tanti pargoletti da allevare) la cellula di sviluppo dello Stato, ovvero il fondamento della vita civile sia sul versante dei costumi che su quello della produttività dello Stato stesso.
La famiglia tradizionale, in pratica, non solo trasmette un’immagine serena e perbene della società, ma è anche una miniera di futuri lavoratori che contribuiranno all’economia dello Stato.

Insomma, les jeux sont faits! Gli androgini sono ricomposti, a ciascuno è assegnata la propria anima gemella e tutto ciò che resta dell’amore è una missione ben specifica: garantire fedeltà e continuità di coppia al proprio partner in vista della costruzione di una famiglia ordinata e produttiva come quella del Mulino Bianco.
Ma siamo sicuri di essere tutti felici come Banderas nella pubblicità? Riusciamo a sopportare il peso dell’istituzionalizzazione dell’amore? Quante volte abbiamo desiderato di poter vivere i nostri rapporti, dal sesso all’impegno di coppia, fuori dai sentieri già tracciati?

Il desiderio: nemico delle coppie?
A fare resistenza all’amore, intendo nella sua forma istituzionale, è uno degli elementi che compaiono proprio nella teoria triangolare di Sternberg. Lo psicologo parlava di passione, riferendosi più o meno a quello che i filosofi, parolieri per professione, hanno chiamato ‘desiderio’, un concetto mostruoso che ci getta in un abisso di imbarazzo, sconcerto e inintelligibilità. Del desiderio possiamo davvero dire poco e gli stessi filosofi sembrano essere in difficoltà quando si decidono ad affrontarlo. Proviamo a girarci attorno e cerchiamo di ricavarne qualcosa di buono per il nostro discorso.
Una serie di autori del secondo Novecento francese, tra cui Georges Bataille, Roland Barthes e il più recente Jean-Luc Nancy, hanno sviluppato delle vere e proprie filosofie dell’erotismo.

È proprio quest’ultimo, Nancy, ad aver introdotto un modello anti-platonico dell’amore, inteso in tutte le sue sfaccettature. Per lui, infatti, il desiderio si fonda su un senso di eccedenza piuttosto che di mancanza, su una specie di potenza interiore esuberante piuttosto che sul bisogno di sentirsi completati dalla propria anima gemella.
Inoltre, aggiunge Nancy, mentre l’amore è organizzabile in un determinato percorso che sfocia nella vita di coppia adulta, funzionale e decorosa agli occhi della società, il desiderio sembra invece agire come un nemico interno dell’amore istituzionale, rivelandosi dinamico e difficilmente fissabile su una sola persona.

Il desiderio, per dirla in breve, non è monogamo e proprio per questo sembra entrare in conflitto con l’immagine canonica e istituzionale dell’amore che la società ci ha trasmesso sin dall’infanzia.
Come insegna Nancy, il desiderio è una realtà perturbante ed eccedente che, pur essendo una condizione fondamentale del rapporto amoroso, difficilmente resiste entro le strutture della monogamia.
E diciamocelo: a chi di voi, in fondo, non è capitato di provare attrazione (almeno in potenza, non necessariamente passando ai fatti) per qualcuno che non fosse il vostro partner? Quante occhiatine avete buttato in giro per poi rimproverarvi che siete già impegnati?
Scommetto che sarà capitato a più di uno di voi, ma non vi preoccupate, non lo dirò a nessuno.
Ehi, tu... ti andrebbe della poligamia?
Chiariamo subito un punto: la monogamia non è di per sé un problema. Anzi, è una forma dell’amore vantaggiosa per numerosi aspetti, dalla stabilità dell’atmosfera di coppia alla possibilità di offrire una salda base giuridica per regolare i rapporti civili tra coniugi.
Il punto è essere consapevoli innanzitutto della sua storicità, sapendo che non è affatto la forma unica e universale dell’amore. Solo avendo ben chiaro questo, si può prendere coscienza della possibilità di dare alla propria relazione una forma alternativa, specie qualora si avverta una certa insoddisfazione del proprio desiderio pur essendo sicuri del sentimento provato per il partner.
Avete mai sentito parlare di relazioni aperte o di persone poliamorose? Di che si tratta? Ma soprattutto, come funziona ‘sta roba? Parliamone.

Il poliamore implica la possibilità di stringere legami sia romantici che sessuali con diverse persone, anche contemporaneamente. Nella coppia aperta, invece, la relazione romantica con una sola persona coesiste con la possibilità di intrattenere relazioni esclusivamente sessuali con altri partner. Si tratta di definizioni strette, talvolta poco adatte a chi davvero sceglie di vivere in questo modo la propria vita affettiva e sessuale, ma è giusto per farcene un’idea.
Il punto fondamentale è che le persone che vivono relazioni poliamorose o aperte sono assolutamente consenzienti, sviluppano una comunicazione trasparente e di qualità col proprio partner e guadagnano soddisfazione tanto sul versante affettivo quanto su quello del proprio desiderio. Insomma, ad essere poligami non si rischia di avere le corna!
È il concetto stesso di tradimento, connesso al carattere di esclusività della coppia monogama, a venir meno. Dal momento che la relazione poligama si fonda sulla reciprocità e sulla comunicazione, gli amanti non sono più nella condizione di essere “traditi”, giacché hanno concordato in libertà col proprio partner la possibilità di poter stringere legami con terze persone.
Ciò che siamo a letto conta
Se siete arrivati a questo punto dell’articolo, probabilmente starete brontolando qualcosa del genere: “ma cosa stai dicendo? Non ti sembra una finzione? Il poliamore non è un alibi per avere la botte piena e la moglie ubriaca? Andare a letto con altri non è indice del fatto che qualcosa non funziona nella propria coppia?”.
Lo capisco bene. I pregiudizi sono molti e le strutture ideologiche della monogamia fanno tenacemente parte del nostro immaginario. L’abitudine a considerare inscindibili sesso e amore, il valore romantico assegnato al desiderio e il pregiudizio moralistico contro la libertà sessuale (spesso considerata indice di poca serietà o di incapacità ad amare) rendono particolarmente difficile accettare delle strutture relazionali alternative a quella a cui siamo abituati.

Eppure, ascoltare i propri desideri è un atto rivoluzionario che ci permette di crescere emotivamente e di scegliere la forma di relazione che meglio soddisfa le nostre esigenze.
Dirò di più: quello che scegliamo di essere sotto le lenzuola e nella vita affettiva ha un valore politico che troppo spesso è sottovalutato. Affermare con coraggio la propria posizione significa permettere la circolazione di nuove idee e lo svecchiamento dei pregiudizi e degli stereotipi nei quali ci siamo incancreniti.
Non è un caso che le forme alternative dell’amore siano alla ribalta grazie all’attivismo dei soggetti sessuali minoritari, ovvero grazie a quelle persone che, non identificandosi nelle strutture relazionali che storicamente sono state concepite da eterosessuali monogami per eterosessuali monogami, riescono più facilmente a familiarizzare con schemi diversi dalla coppia tradizionale.

Insomma, le monde est à nous e la scelta di chi vogliamo essere è tra le nostre mani.
Che sia la monogamia, la poligamia o il poliamore, ciò che conta è amare consapevolmente, indossando con libertà e senza frustrazione l’abito romantico ed erotico che meglio calza le nostre storie e mettendo in discussione, almeno una volta, quello in cui crediamo e che spesso è solo l’unica realtà conosciuta.
Buon San Valentino a tutti, ma ancora di più agli amanti consapevoli.
Link
- Per approfondire sui temi del poliamore e della poligamia clicca qui.
- Se invece vuoi assaggiare un po’ di filosofia dell’erotismo di Nancy clicca qui.
2025-01-27
Storie che si ripetono: basterà la Memoria?
L'Olocausto cela motivazioni complesse e non sempre evidenti. Come insegna…