Cosa c’entra un liquore giallo fluo con i romanzi italiani? Storia stregata, voti segreti, gaffe ministeriali e tutto quello che non ti hanno mai detto sul premio letterario più alcolico d’Italia.

Un premio che ubriaca di parole (e di Strega, quello vero)

Ogni anno c’è un momento in cui gli scrittori italiani si mettono in tiro, gli editori cominciano a fare networking spietato e i lettori fingono di conoscere romanzi con titoli come “Il silenzio delle travi in legno in una casa borghese”. È la stagione del Premio Strega, e non è una degustazione di amari, anche se lo sembra.

Donatella Di Pietrantonio: la vincitrice del Premio Strega 2024.

Il Premio Strega non è solo la medaglia d’oro della letteratura italiana contemporanea: è anche l’unico riconoscimento culturale al mondo che profuma di liquore. Sì, quel liquore giallo-oro, denso e misterioso, prodotto a Benevento dal 1860. Ma come ci è finito in mezzo ai romanzi? Spoiler: c’entra una donna. E pure un gruppo esoterico di intellettuali.

La storia comincia nel 1947, quando Maria Bellonci, scrittrice e storica, fonda con il marito Goffredo e un gruppo di amici (chiamato con l’originalissimo nome  “Gli Amici della Domenica”) un premio per “far rinascere la cultura italiana nel dopoguerra”. Il sostegno economico arriva, pensate un po’, dalla famiglia Alberti, proprietaria del Liquore Strega che probabilmente avrà detto: “Va bene, basta che lo chiamiate come noi”. E magia, ecco spiegato il nome.

Chi vota, dove si tiene e come funziona?

Ogni anno, la gang formata da circa 400 Amici della Domenica votano per il miglior romanzo italiano pubblicato tra il 1° marzo dell’anno precedente e il 28 febbraio dell’anno corrente. La cinquina finalista viene annunciata a giugno, mentre la premiazione finale si tiene a luglio, nel suggestivo scenario del Ninfeo di Villa Giulia a Roma. A votare c’è un fitto gruppo di critici, scrittori, ex vincitori, giornalisti e parenti di qualcuno importante, tutti rigorosamente in missione per scegliere il romanzo italiano dell’anno. Funziona così: entro marzo si presentano le candidature, a giugno esce la cinquina finalista, e a luglio c’è la finalissima, con tanto di diretta Rai, gaffe imbarazzanti (sappiamo tutti di cosa stiamo parlando), e applausi contenuti.

Scrittori, scandali e successi: tutto il gossip stregato

Il Premio Strega è anche un po’ talent show, un po’ arena. Qui si è costruita la fama di Elsa Morante, si sono consacrati Eco, Ammaniti, Sandro Veronesi, e più recentemente Paolo Giordano, Antonio Scurati, Paolo Di Paolo e Donatella Di Pietrantonio. A vincere, spesso, sono i nomi già noti, gli autori con il piede in due staff editoriali e una zia nella giuria. Ma ogni tanto esplode una sorpresa: un outsider che entra in cinquina con una casa editrice piccola e il libro che davvero avresti letto anche se non avesse vinto. Chiaramente, non mancano gli scandali: discussioni sulle case editrici “ingombranti”, voci di favoritismi, e la famosa “strega a tavolino” – quando si dice che certi premi si decidano prima della gara.

Nel 2025, la cinquina finalista verrà annunciata – come da tradizione – a inizio giugno. Per adesso, tutto è ancora nebuloso. Ma possiamo già dire che:

  • Ci sarà almeno un autore/autrice il cui nome circola da vent’anni nei corridoi delle case editrici come quello di un santo protettore delle cinquine.
  • un libro sulla memoria, uno sull’Italia che cambia, uno sulle donne forti e almeno uno “inclassificabile” (leggasi: difficile da finire);
  • un outsider simpatico da tifare perché “ci crede ancora”.

La premiazione? Luglio, caldissimo, elegantissimo, stilosissimo. Il Ninfeo farà da sfondo alle strette di mano sudate e alle congratulazioni passive-aggressive tra editori.

Meme che meritano uno Strega a parte

Non possiamo chiudere questo articolo senza ricordarci uno dei momenti più alti delle ultime edizioni del Premio: la faccia leggendaria di Geppi quando scopre che il Ministro della Cultura… non ha letto i libri che ha votato. Sì, nel 2023, in diretta Rai, a un premio letterario. Applausi.

L’ex Ministro, dopo aver parlato di quanto sia importante leggere esordisce, in merito ai titoli finalisti, che lui HA VOTATO, con “Proverò a leggerli”. Silenzio. Occhi sbarrati. Poi l’espressione di Geppi, che era un po’ quella di tutti, diventata subito virale: un’espressione che dice “Fate partire i titoli di coda, che io me ne vado a piedi”.

Forse non leggerai mai tutti i romanzi della cinquina, forse non ricorderai i nomi dei vincitori, ma ogni luglio anche tu ci sei: davanti alla TV, su X, o solo a tavola coi tuoi amici snob che dicono: “Lo Strega? Ormai è solo una vetrinata.” Ma il punto è proprio quello: lo Strega non premia solo libri, ma un intero ecosistema che va dalla cultura alta al cazzeggio basso, dall’eleganza accademica al sarcasmo da bar. È la Superlega del romanzo italiano.

E se proprio non te ne frega nulla… tranquillo. C’è sempre il liquore.

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