All’inizio degli anni Novanta ha iniziato a diffondersi il terrore per un nuovo ceppo virale che, di lì a poco, avrebbe messo in chiaro la sua ineluttabile virulenza. Si tratta del virus dell’HIV, responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), che porta gradualmente alla completa inefficienza del nostro sistema immunitario. 

Ad oggi non esistono cure per sradicare l’HIV dal nostro organismo; tuttavia, grazie a terapie chiamate “antiretrovirali”, siamo in grado di placare i sintomi e limitare la virulenza, e dunque il tasso di trasmissione del virus.

CHE COS’È UN VIRUS?

Con virus si intende letteralmente “parassiti intracellulari obbligati”, cioè entità che non sono in grado di sopravvivere autonomamente e necessitano di aggrapparsi ad altre sostanze dalle quali ricavano nutrimento per la propria replicazione. La loro struttura comprende, di norma, un capside proteico che permette, tramite la presenza di specifici recettori, l’aderenza del virus alla superficie della cellula ospite, e un genoma, cioè molecole di materiale genetico di DNA o RNA.

Dunque, i virus sfruttano l’aderenza con le cellule ospiti per poter ricavare sostanze e replicarsi in tante piccole strutture virali che prendono il nome di virioni.

Varie tipologie di virus

VIRUS CATTIVI E VIRUS CATTIVISSIMI

Al di là del profilo morfologico di questa categoria di “sostanze”, la più grande distinzione si effettua studiando il loro modo di agire: infatti, un virus normalmente attacca la cellula, vi si aggrappa e sfrutta il DNA e le proteine di quella cellula per creare tanti piccoli virioni, per poi, al termine del lavoro, distruggere l’ospite. Tuttavia, questo processo può avvenire in modi differenti attraverso due cicli di replicazione che prendono rispettivamente i nomi di “litico” e “lisogeno”.

Il ciclo litico è anche definito “virulento”, in quanto consiste nell’immediata distruzione della cellula ospite una volta completato il processo di replicazione. In poche parole, è il processo per cui un virus attacca la cellula, inietta il proprio materiale genetico all’interno dell’ospite, replica il proprio genoma e sintetizza le proteine per nuovi capsidi; a quel punto, quando il processo è concluso, i virioni che si sono formati distruggono violentemente l’ospite fuoriuscendo da esso, e andando a infettare nuove cellule. Un esempio di questa tipologia di virus sono quelli responsabili dell’influenza.

Il ciclo antipatico e quello... un po' meno antipatico

Il ciclo lisogeno è quello più tranquillo, almeno all’apparenza, ed è infatti anche chiamato “temperato”. Diversamente dai virus a ciclo litico, quelli che seguono un percorso di replicazione lisogeno immettono il proprio DNA all’interno della cellula ospite, integrandolo e lasciandolo latente là dentro. Ciò significa che, quando la cellula si duplica durante il corso della propria vita, viene replicato anche il DNA virale, che ormai è parte integrante di quello cellulare. Di conseguenza, il nostro virus potrà attivare la propria replicazione anche dopo molto tempo, rimanendo a far parte del genoma cellulare per un tempo indefinito. Appartengono a questa categoria di parassiti gli “Herpes simplex virus”, responsabili dell’herpes labiale e genitale. 

L’HIV È DIVERSO

L’HIV è un virus differente rispetto a quelli della tipologia appena citata. Apparentemente sembrerebbe molto simile a un virus a ciclo lisogeno: questo spiega come mai le prime manifestazioni dei sintomi del virus avvengano solo dopo tanti anni a partire dalla prima infezione. 

Ma in realtà appartiene a un’altra classe di virus a RNA che prende il nome di “retrovirus”. Questo nome particolare è dovuto principalmente a una loro caratteristica cardine, cioè quella di essere in grado di trascrivere il proprio genoma di RNA in DNA.

La trascrittasi inversa converte l'RNA in DNA

Per farla breve, quando l’RNA del virus è immesso nella cellula, viene utilizzato come stampo per trascrivere un filamento di DNA complementare (anche chiamato cDNA). Ciò che rende veramente pericoloso il virus dell’HIV, tuttavia, è il fatto che attacchi delle cellule ben precise: i linfociti (principalmente i linfociti T helper). Essendo i linfociti le cellule responsabili delle nostre difese immunitarie, ecco spiegata l’immunodeficienza acquisita che dà il nome all’AIDS.

Contraendo il virus, i nostri linfociti vengono completamente distrutti e anche infezioni o malattie che oggigiorno sono di routine, come il raffreddore o l’influenza, possono essere mortali a causa della completa assenza di un sistema immunitario.

L'HIV entra nel nostro corpo e attacca i linfociti

È POSSIBILE GUARIRE DALL’HIV?

No. Ad oggi non esistono cure per la malattia che siano in grado di sradicarla; tuttavia, esistono terapie in grado di bloccare la replicazione del virus, come per esempio i trattamenti antiretrovirali, che evitano che il virus venga trasmesso e garantiscono così delle ottime aspettative di vita al paziente affetto.

Nonostante non esistano delle effettive cure al virus, è importante ed interessante ricordare che esistono delle persone che ne sono completamente guarite. Il primo caso è quello del celebre “Paziente di Berlino”, che fa da precursore ai successivi casi di guarigione molto simili a questo.

Timothy Ray Brown, il paziente di Berlino

Come? Ciò è avvenuto poiché il virus aderisce a specifici recettori presenti sulla superficie dei linfociti: i co-recettori CCR5, necessari per l’aggancio virale e la proliferazione dell’HIV nella cellula. Ma ora arriva ciò che è veramente affascinante: i pazienti guariti erano tutti affetti da neoplasie di diversa natura (per esempio il paziente di Berlino, Timothy Ray Brown, da una leucemia mieloide acuta), a causa delle quali sono stati sottoposti a un trapianto di midollo osseo.

Per chi non lo sapesse, il midollo è sede della produzione degli elementi cellulari del sangue, come i globuli rossi, le piastrine e i globuli bianchi (tra cui, appunto, i nostri linfociti T helper). I nuovi midolli, tuttavia, producevano dei linfociti che non possedevano il recettore CCR5 e che dunque non permettevano al virus dell’HIV di aderire e proliferare all’interno della cellula. Risultato? Tutti guariti e del virus niente più traccia.

Le cellule che produce il nostro midollo osseo sono così

QUINDI?

In conclusione, attualmente non esistono cure per la malattia in grado di sradicare il virus dal nostro corpo; tuttavia, grazie alle terapie recentemente sviluppate, è possibile garantire a chi è affetto dall’AIDS delle condizioni di vita quasi analoghe a quelle di chi vive una vita normale. Inoltre, sebbene possa sembrare risolutivo, il trapianto di midollo va visto come una straordinaria coincidenza che la scienza e gli scienziati sono stati in grado di sfruttare, garantendo così alle persone una cura tutt’altro che prevista.

Ci auguriamo che in futuro gli orizzonti della ricerca scientifica continuino ad ampliarsi, aprendo la strada a nuove scoperte capaci di scrivere altre pagine della nostra storia — pagine che parlino di noi, delle nostre vite, delle nostre ricerche e delle nostre esperienze. Pagine che, come auspicava Marziale, “sappiano di uomo”.

Bibliografia

Per il caso del Paziente di Berlino, si rimanda a Hütter, G., Nowak, D., Mossner, M., et al. (2009). Long-term control of HIV by CCR5 Delta32/Delta32 stem-cell transplantation. The New England Journal of Medicine, 360(7), 692–698.

Per il secondo caso documentato di guarigione da HIV dopo trapianto di midollo osseo, si rimanda a Cohen, J. (2019). A second person appears to be naturally cured of HIV. Science Magazine.

Per informazioni sul ciclo vitale dell’HIV, si rimanda a Manuale MSD di Diagnosi e Terapia. Infezione da virus dell’immunodeficienza umana (HIV).

Per dati globali sull’HIV si rimanda a UNAIDS. (2022). Global HIV & AIDS statistics — Fact sheet.

Prescott, L. M., Harley, J. P., & Klein, D. A. (2005). Microbiology (6th ed.). McGraw-Hill.

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