Qualche giorno fa riflettevo con una cara amica su alcune questioni quando “boom!!!!”, con la saggezza che la caratterizza, mi dice: “Viviamo nell’epoca delle ossessioni: ognuno ha la sua”. 

Molte di queste sono dannose solo per noi stessi, ma ci sono dei casi in cui le ossessioni non si accontentano del pensiero e si trasformano in azioni criminali: l’omicidio diventa il confine tra la fine di una vita e l’inizio di una tardiva consapevolezza collettiva.

“Sara svegliati, è primavera”

Così inizia una canzone di Antonello Venditti dedicata ad una Sara di una precedente generazione e che racconta la quotidianità di una giovane ragazza. Quando ho appreso la storia della Sara di questo millennio ho pensato al testo di questo brano e, resami subito conto della differenza di destino tra le due, immediatamente, e vi confesso anche con un certo moto di rabbia, ho realizzato che ci dobbiamo davvero svegliare… e non perché sia arrivata la primavera.  

Sara Campanella 22 anni, studentessa, è stata accoltellata in strada lo scorso 31 marzo da Stefano Argentino, suo collega universitario e reo confesso del delitto. Almeno 5 i colpi che l’hanno raggiunta tra la schiena ed il collo. Un’aggressione alle spalle, almeno nella sua fase iniziale, quindi vigliacca e che non lascia scampo. Inutili i disperati tentativi dei tre infermieri che hanno dato la prima assistenza sul marciapiede e le successive manovre di rianimazione al Pronto Soccorso. 

Chi era Sara? Chi è Stefano? Perché l’ha uccisa? Il movente è davvero importante o serve solo a chiarire i fatti di una realtà che ormai non si può più cambiare? 

“…non voglio nulla da te”

Sara e Stefano

Sara è una ragazza che è stata vittima due volte: prima di continui avvicinamenti, pedinamenti e richieste, ed infine di omicidio. Fin dal primo anno di università, infatti, subiva le continue richieste ed attenzioni di Stefano che la importunava proponendosi, chiedendole di uscire e di approfondire il loro rapporto, senza fermarsi di fronte ai continui rifiuti della ragazza.

Se i vocali inviati dalla giovane alle sue amiche sono la prova di un’autentica strategia molesta, l’episodio in cui una di queste un giorno era dovuta intervenire per placare l’insistenza di Stefano che domandava a Sara perché non gli sorridesse più con lo stesso entusiasmo (lascio a voi i commenti) è il segnale che la situazione iniziasse già ad essere fuori controllo e che i semplici “no” non fossero più sufficienti.

E ora te lo dico: non voglio nulla con te. Spero, ora, dopo un anno, di essere stata chiara. Allora l’ultima volta ti ho detto “Lasciami in pace”. Cos’hai capito di questa cosa? … Ora te lo ridico: se mi puoi lasciare magari in pace, cortesemente…

Questo audio recuperato dopo il delitto, racchiude tutta l’ingenua speranza della ragazza che, con parole gentili e una delicatezza disarmante, cercava di non ferire il suo molestatore ma di mettere fine a quell’incubo (chiariamolo una volta per tutte: il molestatore non è solo colui che allunga le mani sui mezzi pubblici).

Ma a nulla forse sarebbero servite parole più severe: per Stefano Sara doveva essere sua e nella sua immaginazione purtroppo già lo era.

Il luogo in cui l'ossessione si è trasformata in azione criminale

Bologna 2005: quando l’università diventa il luogo del delitto

12 luglio 2005: Domenico Bottari, 35 anni uccise il ventiduenne Riccardo Venier nel corridoio del dipartimento di Matematica.

L’omicidio era stato premeditato, preparato psicologicamente e materialmente per addirittura un biennio. Bottari si era innamorato, non corrisposto, di Venier: quest’ultimo già nel 2003 gli aveva scritto una mail per rifiutarne le continue avances. Dopo due anni di distanza Bottari prese un treno dalla Sicilia e arrivò a Bologna appositamente per ucciderlo. Arrivò in università dove il giovane ragazzo si era recato per sostenere un esame e gli scaricò addosso otto colpi di pistola. 

Spezziamo l’incantesimo

un esempio di ossessione disponibile in streaming

Universitari, una vita piena di progetti fino a quando questi giovani non sono diventati l’oggetto di “pensieri tarlati” (Cit. la sola e unica Franca Leosini). Vite che di fatto si sono spezzate insensatamente, e non perché un movente “razionale” sia più giustificato, ma perchè ci fa credere di poter tenere tutto sotto controllo o, addirittura, di poter accedere ai pensieri di un assassino nel momento esatto in cui colpisce (ah noi, poveri illusi…).

Ma davvero siamo così impotenti? Davvero siamo destinati a ripetere sempre la frase “Era un così brav*ragazz*…salutava sempre”?

I pensieri ossessivi sono idee intrusive, ripetitive, che, senza placarsi, arrivano a catturare costantemente l’attenzione di chi le prova. L’ossessione diventa una nebbia che impedisce di vedere chiaramente qualcosa di più profondo nascosto dietro di essa. Un tentativo di controllare ciò che non si può controllare: emozioni dolorose e spaventose che, se affrontate direttamente, rischierebbero di annientare il soggetto psicologicamente e fisicamente.

Cosa possiamo fare?

Denunciare, prevenire, insegnare quali siano i segnali di pericolo e a non sottovalutarli è il primo passo necessario, ma temo non sufficiente se si continuerà a lavorare solo a senso unico. 

Che si tratti di possibile vittima o potenziale aggressore, la prevenzione (non solo criminale ma anche e soprattutto per un buon equilibrio personale) deve prevedere l’educazione emotiva, riporre al centro il rispetto e la dignità per sé stessi, trasmettere fiducia sul fatto che i conflitti interiori possano essere risolti, figuriamoci i rifiuti. Se questa tipologia di delitti sono ormai considerati un problema sociale (e vista la frequenza di fatto lo sono) anche il loro contenimento deve essere trattato coinvolgendo ruoli e contesti diversi a 360 gradi. 

Non tutte le ossessioni per fortuna sfociano in delitto ma è indubbio che dietro numerosi omicidi si celi un’ossessione verso qualcosa/qualcuno: vi ricordate alcuni dei casi di cui vi ho parlato, vero? Provate a rivederli in quest’ottica: li trovate tutti qui .

Ah, dimenticavo. La mia ossessione? Le repliche delle puntate di “Un giorno in Pretura”.

Se la tua ossessione è approfondire le notizie leggi qui:

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