Doveva essere un articolo celebrativo: 32 anni dal primo SMS, un bel tributo alla loro storia. Ci ho provato, davvero. Ho scritto, riscritto e cancellato decine di volte. Ma sai una cosa? Sti cosi non meritano belle parole, io ho solo epiteti miserabili per loro. Vada a quel paese chi li preferisce a WhatsApp o Telegram. Gli SMS sono il male puro! Il dinosauro dei messaggi, il Majin Bu di Dragonball, il Barbanera di One Piece…

Non sono impazzito, te lo giuro. La mia sfuriata contro gli SMS non è frutto di un capriccio, ma di pura oggettività.

Gli SMS sono l’homo sapiens della messaggistica: un modello primitivo, basilare, pieno di falle e facile da violare. Per capirci, se invii al tuo partner una foto… di un gattino, basta un giovane smanettone per far sì che, in men che non si dica, abbia accesso alla foto del tuo gattino. Fortunatamente la tecnologia ha fatto passi da giganti per evitare simili incidenti.

Oggi non parlerò di come funziona quel sistema anacronistico… ma la domanda a cui risponderò è “Come si protegge un messaggio scritto?”

tt bn? Ke f? :-)

La Crittografia (la nostra vera protagonista)

La crittografia, dal greco kryptos (“nascosto”) e graphia (“scrittura”), è l’arte di nascondere messaggi rendendoli comprensibili solo a pochi eletti. Per farla breve: è come il linguaggio segreto che usate tu e il tuo migliore amico quando incontrate una bella ragazza. Il metodo utilizzato per camuffare il messaggio prende il nome di “tecnica di cifratura”, e no, non è così complicato come sembra.

Esempio banale per non mandarti il cervello in fumo: prendi la parola “cane” e decidi di criptarla sostituendo ogni lettera utilizzata con la sua successiva nell’alfabeto, il risultato sarà, quindi, “dbof”. Facile, no? Se hai capito il gioco prova a decriptare (fare il processo inverso) la seguente parola “qjtfnnp”.

Oggi, le app di messaggistica più evoluta implementano sistemi crittografici sempre più complessi, garantendo maggiore sicurezza (e privacy!) nello scambio di messaggi. Nei prossimi paragrafi leggerai un po’ di storia della crittografia e, soprattutto, scoprirai uno dei modelli più significativi di tecnica di cifratura. 

Una foto più seria ogni tanto va messa dai.

Storia della Crittografia

La crittografia ha origini antiche e nobili (più o meno)). Pensate che Giulio Cesare la usava per inviare messaggi ai suoi legionari: un modo geniale per evitare che le forze nemiche capissero i suoi piani. O almeno, questa è la versione ufficiale. Io sono convinto che servisse più per scambiarsi messaggini con gli amanti.

I romani utilizzavano un metodo che prende il nome di cifrario di Cesare, ed è proprio l’esempio che hai visto prima: sposta le lettere di qualche posizione nell’alfabeto et voilà, il tuo messaggio è nascosto. Il legionario incaricato di consegnare il messaggio portava con sé anche il “numero magico” da usare per decifrare tutto. Un metodo abbastanza pratico, ma oggi giorno inefficace… basterebbe un semplice computer e un piccolo programma implementato per rendere il cifrario fuffa.

Schema del cifrario di Cesare

Avanti veloce di qualche secolo, ed ecco un crossover che nessuno si aspettava: la crittografia moderna inizia con Leon Battista Alberti. Si, proprio lui, quello del del De Pictura e della facciata di Santa Maria Novella. Oltre a fare il sapientone nell’arte, ha messo giù le basi per sistemi di cifratura più avanzati. Ma tranquillo, non voglio sommergerti con dettagli storici che dimenticherai entro stasera. 

Ti voglio raccontare solamente un’ultima cosa, prima di passare all’ultimo paragrafo. Durante la seconda Guerra Mondiale, un gruppo di cervelloni guidati da Alan Turing (padre dell’informatica e antenato di Sheldon Cooper) riuscì a decifrare i messaggi scambiati dalla marina tedesca. Fu grazie a questa mossa che gli Alleati riuscirono a sconfiggere la Germania nel 1941 col famoso sbarco in Normandia. Ebbene sì, dietro la storia c’è la matematica.

Alan Turing in tutto il suo splendore

Dopo questo evento tutti capirono il reale potenziale dei sistemi crittografici, l’obiettivo non era più l’uso bellico… ma rendere privati e protetti i messaggi delle persone. In questo modo nacque la RSA, uno dei primi sistemi che ci permette di scrivere ai nostri amici senza farci leggere da quel ficcanaso del vicino di casa.

Crittografia RSA

Correva l’anno 1977 quando Ronald Rivest, Adi Shamir e Leonard Adleman crearono il primo esempio di crittografia a chiave asimmetrica (RSA). Il loro obiettivo era quello di costruire un algoritmo che potesse garantire l’accesso alle informazioni tecnologiche solo alle persone autorizzate.

Il sistema crittografico citato si basa sull’esistenza di due chiavi, una pubblica e una privata, che vengono utilizzate per criptare e decifrare. Le chiavi vengono create con numeri molto elevati in modo da non poter permettere di ricavarle l’una con l’altra.

Per esempio, supponiamo che Alice deve inviare un messaggio a Bob (solitamente si utilizzano questi due nomi, non so il motivo ma piacciono anche a me), lei cercherà su un elenco (come quando nonna cercava il numero di zia Concetta sulle pagine gialle) la chiave pubblica di Bob e cripterà il messaggio secondo le istruzioni trovate. In questo modo il messaggio inviato viaggerà e sarà accessibile a tutti, ma nessuno riuscirà a decriptarlo e leggerne il vero contenuto. L’unico in grado di poterlo leggere sarà Bob con la sua chiave privata.

Crittografia RSA. A volte visualizzare rende tutto più chiaro

Il viaggio qui è finito, è stato un piacere averti avuto con me. Spero che sia chiaro il motivo per cui odio gli SMS. Hanno un problema… e quel problema è la mancanza di un sistema crittografico. Quindi sei pregato di dire a tuo padre che la lista della spesa da fare alla Conad è più sicuro scriverla su WhatsApp che via SMS. Ti voglio bene mio lettore!

Fonti

Ecco a te alcuni link per approfondire il tutto:

Come funzionano gli sms (roba brutta)

Storia della Crittografia (bellissimo)

Crittografia RSA (spero ti piaccia)

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Autore

  • Massimo Martone

    Ciao, mi chiamo Massimo... da grande vorrei essere un matematico. Ora mi diverto semplicemente a tartassarti di notizie prendendo spunto dai miei studi. Nel tempo libero bevo succhi a pera!

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