Durante una vacanza, ho deciso di fare un giro su una piccola motonave per visitare grotte e spiagge con tuffi inclusi: primo errore. Partiti, il tempo è peggiorato con mare mosso e vento forte. Pensavo che non si sarebbero fermati per i bagni: secondo errore. Vedere la gente risalire tra onde e panico mi ha fatto capire che, per fortuna, il mio secondo sbaglio sarebbe stato l’ultimo di quel giorno.

Ma quando il destino si incontra con prassi sbagliate e con la negligenza di chi dovrebbe prendere le decisioni, a volte accadono cose che passano alla cronaca e alla storia: è il caso Costa Concordia.

Diamo i numeri

La Costa Concordia era una delle navi da crociera più grandi del mondo. Il 13 gennaio del 2012, nel corso di un viaggio che prevedeva lo scalo in diverse località del Mediterraneo, lasciò il porto di Civitavecchia per ritornare verso Savona. Con più di 4000 persone a bordo, tra passeggeri ed equipaggio, era un piccolo paese in festa sull’acqua. 

Il suo naufragio, che causò la morte di 32 persone e il ferimento di altre 157, si verificò quella stessa notte a seguito della collisione con alcuni scogli nei pressi dell’Isola del Giglio.

Vediamo insieme cosa accadde e, sebbene alcune “scene” potrebbero apparirvi familiari. qui non troveremo Leonardo di Caprio e Kate Winslet “mano nella mano” e non ci sarà la voce di Celine ad accompagnare il tutto.

Dimensioni Costa Concordia VS. Titanic

Finché la barca va… lasciala andare

Il comando della nave era affidato a Francesco Schettino, Comandante dal 2006: non un novellino quindi, ma che già nel 2010 si era fatto notare per essere attraccato a forte velocità in un porto provocando numerosi danni.

Il 13 gennaio 2012, nel corso della crociera Profumo di Agrumi, avvisò gli Ufficiali che la Costa Concordia quella sera avrebbe dovuto fare una piccola deviazione di rotta per effettuare l’inchino all’isola del Giglio. L’inchino è un vero e proprio “rituale”, consueto su molte navi (…e pertanto noto alle stesse Compagnie), che consiste nell’avvicinarsi il più possibile alla costa per rendere omaggio a qualcuno sulla terraferma e dare la possibilità ai passeggeri di ammirare da vicino lo spettacolo dei paesi illuminati di notte.  

Sembra infatti che il Comandante avesse promesso al maître, la cui madre abitava sull’isola vicino al porto, che l’inchino ci sarebbe stato (della serie “sai l’ho promesso all’amico dell’amico”) e che voleva essere lui stesso ad eseguire la manovra.

Costa Concordia: la partenza della Crociera

L'inchino... e la caduta

Alle 21.04 la nave iniziò quindi la deviazione dalla rotta abituale per avvicinarsi all’Isola del Giglio e una mezz’ora più tardi, complice, oltre alla negligenza anche alcune incomprensioni operative, si trovava già a soli 450 metri dalla costa, fino a giungere a 160 metri e Schettino capì (finalmente?) che si stava avvicinando davvero troppo agli scogli. Tentò disperatamente una correzione ma era troppo tardi: la nave, giunta al limite plausibile nell’inchinarsi all’Isola del Giglio, si ritrovò con lo scafo sul più piccolo degli scogli delle Scole (passerà alla storia la sua affermazione “quelle rocce non dovevano essere lì”).

Ne seguì una sorta di scossa. Tutto sui tavoli cominciò a rovesciarsi e prevalse il panico. La collisione con gli scogli provocò uno squarcio di circa 36 metri nello scafo, e un successivo forte sbandamento con conseguente incaglio sullo scalino roccioso del basso fondale, seguito, infine, dalla parziale sommersione della nave. L’acqua entrò violentemente dalla falla.

la mappa del naufragio

"Il Comandante affonda con la nave..."

Pochi minuti dopo l’impatto Schettino aveva già la consapevolezza che quella nave, la sua nave, con allagati ben 3 compartimenti stagni contigui, sarebbe affondata; eppure nel frattempo faceva riferire alla Capitaneria del Porto di Livorno solo circa un generale problema di blackout (ma possibile che nessuno abbia cercato di contrastarlo nel corso della manovra e nelle successive omissioni?).

La Costa Concordia era sempre più inclinata; l’equipaggio, pur potendo far scendere le scialuppe, ne impediva l’accesso invitando tutti a rientrare nelle cabine. L’acqua iniziò a filtrare anche dalle porte tagliafuoco. L’ordine ufficiale di abbandonare la nave venne dato da Schettino solamente verso le 23.

Ci sono delle regole di mare: in caso di incidente di tale portata, ognuno ha un compito ben preciso scritto e noto. Se esiste il protocollo Il Comandante affonda con la nave è ben facile intuire quale fosse l’obbligo di Schettino.

Costa Concordia: come appariva dopo il naufragio

Vada a bordo, cazzo!

Peccato invece che Schettino lasciò la Costa Concordia intorno alla mezzanotte, con ancora in corso le operazioni di salvataggio dei passeggeri. Ma è proprio successivamente a questa “coraggiosa” scelta dell’ormai ex Comandante che si colloca una telefonata che passerà anch’essa alla storia.

«Guardi, Schettino, che lei si è salvato, forse, dal mare, ma io la porto… veramente molto male, le faccio passare l’anima dei guai! Vada a bordo, cazzo!»

«Lei vada a bordo! È un ordine! Lei non deve fare altre valutazioni, lei ha dichiarato l’abbandono nave! Adesso comando io! Lei vada a bordo! È chiaro?»

l’ex Comandante Francesco Schettino

In un mondo perfetto queste parole di De Falco, capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno all’epoca dei fatti, e Schettino, dovrebbe essere fatta sentire in ogni liceo, università, nei corsi di preparazione al mondo del lavoro in quanto, seppur dai toni decisamente forti, richiama alle proprie responsabilità e ai propri doveri.

Guarda un po' chi si rivede

Nel 2017, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni di reclusione per Francesco Schettino con l’accusa di naufragio colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, abbandono della nave e abbandono di persone incapaci. Attualmente il Comandante sta ancora scontando la pena nel carcere di Rebibbia, a Roma.

Nello stesso carcere è stato portato temporaneamente anche Chico Forti, condannato all’ergastolo in Florida per un omicidio del quale si è sempre proclamato innocente, e che ha ottenuto il trasferimento in una prigione italiana. All’arrivo gli è stato riferito che “il Comandante voleva parlargli”; pensava si trattasse di un agente della penitenziaria ma il primo che si è presentato è stato proprio Francesco Schettino che lo ha accolto in carcere dicendogli “Chico sei il mio eroe”.

Per un attimo la strage Costa Concordia si incrocia con il caso tra i più dibattuti che è quello di Chico Forti… ma, questa, è un’altra storia.

Fonti

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