Un Pick-up Studebaker Champ viaggia a velocità moderata su una strada assolata, mentre alla radio trasmettono Blowin’ In The Wind di Bob Dylan. Improvvisamente la trasmissione viene interrrotta. Il Presidente è stato assassinato. Sono le 13:30 circa del 22 novembre del 1963.

John Fitzgerald Kennedy è stato il presidente che tutti ricordiamo: tutti, anche chi, come noi, quell’anno non era nato ma comunque cresciuto con film e tv che citano spesso la frase: “Tu dov’eri quando hanno sparato a Kennedy?”. Domande che hanno segnato la storia, delineando un confine tra il prima ed il dopo.

Stai già gridando al complotto? Mi sembra di sentirti.

Su chi fosse JKF e cosa abbia rappresentato ci sono davvero pochi dubbi: uomo di incredibile carisma, politico impegnato in prima linea per la pace, capace di evitare lo scontro bellico con il leader sovietico Krusciov, volenteroso di chiudere il capitolo della politica estera della Guerra Fredda e in procinto di dichiarare il ritiro dalla guerra del Vietnam. Ma l’interrogativo su chi l’abbia davvero ucciso tiene banco da oltre 60 anni. Facciamo una ricostruzione.

Folle attentatore o piano criminale?

John Fitzgerald Kennedy stava proseguendo un tour che lo aveva già portato in diverse città del Texas. Galeotto quel giorno fu il meteo: pioveva, ma la giornata si schiarì improvvisamente e così i servizi segreti decisero di rimuovere il tettuccio della limousine presidenziale. Il percorso all’ultimo venne inoltre deviato. La decapottabile stava percorrendo lentamente Main Street, preparandosi a costeggiare Dealey Plaza, quando vennero avvertiti alcuni colpi di fucile. Questione di secondi.

Il primo colpo va a vuoto, il secondo lo colpisce: JFK si porta le mani al collo e piega la testa in avanti. Il terzo colpo gli è fatale: viene centrato alla testa. Le immagini dell’attentato vengono immortalate in un video di 20 secondi girato dal sig. Zapruder, intento ad inquadrare il corteo presidenziale: fotogrammi che il sarto di Dallas voleva destinare alla propria famiglia ma che finisce per consegnare alla storia, restando la sola testimonianza filmata di quei secondi che cambiarono il mondo. E io che mi sento orgogliosa quando riesco a riprendere il mio gatto mentre gioca…

La sequenza dello sparo a Kennedy filmata da Zapruder

Gli eventi dopo gli spari

Poco più tardi (con fin troppa rapidità, vero?), il Texas School Book Depository venne identificato come il punto di provenienza dello sparo e, all’interno di una stanza affacciata proprio su Dealey Plaza, vennero rinvenuti un fucile e tre bossoli. Mentre il Pick-up Studebaker Champ era ancora sul ciglio della strada e doveva ancora rimettersi in carreggiata, Lee Harvey Oswald, ex marine con idee marxiste, magazziniere presso il deposito e che mancava all’appello quando i poliziotti fecero irruzione, venne arrestato all’interno di un cinema e accusato, la stessa sera, dell’omicidio del presidente: a quanto pare, oltre che dipendente non ligio, anche attentatore.

Dichiarandosi un “capro espiatorio” non riuscì a raccontare la sua verità in quanto assassinato due giorni dopo per mano di Jack Ruby, un piccolo impresario di nightclub legato alla malavita locale.

Il momento in cui Oswald viene assassinato da Jack Ruby.

Fa più paura la verità o la menzogna?

La Commissione d’inchiesta Warren, istituita dal nuovo Presidente Lyndon B. Johnson per indagare sull’assassinio di Jfk, 10 mesi dopo concluse che Lee Harvey Oswald è l’unico responsabile dell’omicidio di Kennedy e che non esistono prove di un complotto. Ma possibile che un uomo solo riesca a sparare con un fucile 3 colpi in soli 6,75 secondi

In un caso di omicidio presidenziale non ti aspetti certo di sentire citare anche la magia. Eppure, a supporto della tesi dell’attentatore solitario, è stato fatto richiamo ad un “proiettile magico”: spiegazione fornita dalla Commissione in relazione al secondo proiettile sparato da Oswald. Proiettile che, pur venendo poi ritrovato quasi completamente intatto, avrebbe: prima colpito la schiena del Presidente, poi sarebbe uscito dalla sua gola per entrare nella schiena del governatore Connally (seduto davanti a Kennedy) trapassandone il torace, per poi colpirne il polso ed infine la sua coscia sinistra: 7 ferite all’appello. Per colpire i due bersagli, non perfettamente perpendicolari, la pallottola avrebbe inoltre dovuto deviare a mezz’aria compiendo una traiettoria a zig – zag.

L'ipotetica traiettoria della "pallottola magica".

Il migliore amico di Adam Kadmon

L’omicidio Kennedy è il “padre” delle teorie del complotto. Al di là della traiettoria del “magic bullet” (che desta non pochi interrogativi sulla sua veridicità), altri dettagli nel corso del tempo hanno contribuito ad alimentare dubbi e perplessità.

Tra i tanti, abbiamo il video del sig. Zapruder, tenuto nascosto al pubblico per diversi anni, che permette di ricostruire chiaramente la dinamica dell’incidente, la sparizione del cervello del Presidente dall’ospedale militare in cui era stata effettuata l’autopsia, fino al test del nitrato, analisi volta alla ricerca di polvere da sparo fatto ad Oswald e risultato negativo, ossia che l’ex marine non aveva sparato nelle 24 ore precedenti.

Chissà, se mettendo insieme gli indizi che non tornano rispetto alla tesi dell’attentatore solitario, arriveremo a contarne 61… proprio come gli anni da quel giorno fatale, in cui certezza e dubbio si sono mescolati così bene.

Il Pick-up continua a viaggiare. Le parole della canzone di Bob Dylan proseguono e, senza che il conducente lo sappia, sono più attuali che mai.

Fonti

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