Ammetto di essere sorpresa: al di là dei servizi acchiappa-audience degli ultimi anni, era difficile immaginare di trovare nuovamente il caso Garlasco come prima notizia dei quotidiani…invece… 

Ecco, quindi, che la mascotte Collino ancora una volta deve sostituire la propria bombetta con un cappello deerstalker, togliere il chewing-gum per godersi la sua pipa e accompagnarci nella ricostruzione delle indagini che hanno portato nel 2015 alla condanna definitiva per Alberto Stasi (dopo l’assoluzione nei primi due gradi di giudizio) e aiutarci a capire cosa stia succedendo in questi giorni.

“Agosto non è crudele. È feroce…”

Chiara Poggi venne uccisa il 13 agosto del 2007 nella villetta in cui viveva con i genitori ed il fratello, in quei giorni in vacanza. A dare l’allarme, con una telefonata al 118, il fidanzato Alberto Stasi che quella mattina aveva tentato ripetutamente (e volutamente?) di contattarla sia al numero di casa sia al cellulare. Non ricevendo risposta, si era recato presso la villetta, trovando la porta socchiusa.

Alberto entra in casa, e ciò che vede lo porta a chiamare immediatamente un’ambulanza. Precisava all’operatore:

Stasi: “…E credo che abbiano ucciso una persona… non ne sono sicuro… forse è viva adesso sono andato dai Carabinieri, c’è… c’è, c’è sangue dappertutto e lei sdraiata per terra” …

Operatrice 118: “Ma lei è in casa adesso?”

Stasi: “No, sono in caserma… sono appena arrivato, adesso… gli dico cosa è successo.”

Nel chiamare aiuto non era rimasto nei pressi della casa, né aveva chiamato le Forze dell’Ordine ma, inspiegabilmente, aveva deciso di recarsi direttamente dai Carabinieri.  

Il caldo asfalto di via Pascoli a Garlasco già testimone dell’arrivo dell’assassino, chiunque egli fosse, da quel momento in poi traccerà il percorso di molte altre vite (e di diversi interrogativi). 

L'ingresso della villetta dei Poggi

Non aprite quella porta!

I Carabinieri intervennero nell’abitazione poco dopo la telefonata ai soccorsi: la porta di casa era socchiusa e il cadavere di Chiara venne rinvenuto in fondo alle scale della cantina con il cranio sfondato da un misterioso «corpo contundente metallico» e con ferite anche sul volto. 

La vittima indossava indumenti da notte e aveva fatto colazione, la tv era accesa, quasi tutte le persiane ancora chiuse e il letto sfatto.  L’allarme dell’abitazione, attivato alle 01:52 della notte appena trascorsa, era stato disattivato alle 09.12 di quella stessa mattina. La serata l’aveva trascorsa nella villetta con Alberto che poi si era recato nella propria casa a dormire.

Era stata Chiara ad aprire la porta di casa al suo assassino ricevendo già un primo colpo all’ingresso con l’arma del delitto. Un’aggressione immediata, che la coglie di sorpresa: chi l’ha uccisa è arrivato nell’abitazione con quella intenzione e, mosso da un dolo d’impeto, ha da subito inferto la sua violenza.

Dal delitto al ritrovamento

Dopo, l’ha trascinata sul pavimento (meccanismo psicologico dell’“undoing” volto a ridurre l’impatto emotivo di quanto commesso) e qui, accortosi che non era morta, le ha sferrato un secondo colpo per poi gettarla all’inizio delle scale della cantina. Chiara aveva quindi urtato il capo con violenza sui gradini ed era rimasta alcuni minuti in una posizione diversa rispetto a quella finale.

Cari amici queste non sono chiacchere da “bar”: sono le macchie ematiche a parlare. Chiariamo subito un fatto e smontiamo alcune tesi televisive (la mia laurea si sgretola ogni volta che sento alcuni presentatori parlare…): sulla scena c’era ovviamente sangue ma la dinamica dell’omicidio non ha portato l’assassino ad imbrattarsi in maniera significativa.

L’emorragia, determinata dalle fratture craniche, è progressiva: tutto il sangue sulle scale si è sviluppato nel lungo periodo, non è quindi stato “intercettato” dall’omicida. Non immaginatevi perciò un soggetto che esce e gira (pedala, in realtà, come vedremo) per le vie di Garlasco coperto di sangue stile “Carrie lo sguardo di Satana”.

Alberto Stasi: il “pavese” dagli occhi di ghiaccio

Dal suo iniziale distacco emotivo, passando ai contenuti rinvenuti nel suo pc che denotavano alcuni suoi gusti sessuali (vi ricordo le foto ai piedi di donne durante una vacanza, accanto alla presenza inconsapevole di Chiara) e arrivando, infine, alla giustificazione data agli inquirenti circa il possibile motivo della presenza del sangue di Chiara rinvenuto su un pedale della sua bicicletta, da lui attribuito al fatto che in quei giorni la giovane avesse le mestruazioni (???), Stasi non ha mai riscosso un certo favore.

Ribattezzato “il biondino dagli occhi di ghiaccio”, vediamo gli indizi che hanno portato alla sua condanna: 

  • ha dichiarato di aver svolto quella mattina delle attività che consentono di collocarlo sulla scena in una “finestra temporale” compatibile con il delitto;
  • l’assassino era un uomo che calzava scarpe 42 stesso numero e tipologia di quelle solitamente indossate da Alberto;
  • una bici nera da donna, coi pedali cambiati, fu subito collegata al delitto e a Stasi. I pedali, su cui sono state rinvenute copiose quantità di DNA di Chiara, furono ritrovati dagli inquirenti su un modello da uomo
  • sul dispenser del bagno, utilizzato dall’aggressore per lavarsi le mani dopo il delitto, sono state trovate due impronte dell’anulare destro di Stasi;
  • l’assenza di tracce ematiche su Alberto al momento del ritrovamento del corpo. Nonostante affermò di aver camminato per la casa cercando Chiara, le sue scarpe erano pulite e prive di residui ematici, così come i tappetini della sua auto, né le macchie sul pavimento sono risultate modificate dal suo passaggio.  

Il racconto che fornisce del suo percorso in casa (inclusa la descrizione del pallore attribuito al volto di Chiara ma in realtà coperto di sangue) non è quello di “Stasi scopritore” bensì quello dello “Stasi assassino” (comprovato anche dall’impronta di scarpa 42 che, per posizione, coincide con il percorso fatto in casa dall’omicida). 

In che senso? direte voi… scopriamolo insieme.

L’assassino telefona sempre due volte

Torniamo alla telefonata al 118: Stasi dice di essere arrivato alla villetta, di essere entrato e di aver trovato Chiara per terra. Ma, per citare il famoso Hercole Poirot, è successo veramente?  

In realtà quella stessa mattina dopo l’omicidio, Alberto telefona volutamente a Chiara  al fine di allontanare i sospetti e per dimostrare una certa preoccupazione. Ma, continuando a telefonare sul fisso, innesca involontariamente il meccanismo telefonico dell’allarme che fa sì che, dopo 2 telefonate ravvicinate, risponda il “sistema di allarme” che genera una finta risposta, ossia “silenziosa” (dai tabulati si riscontrerà infatti una risposta “muta” di una decina di secondi). Preoccupato che fosse arrivato qualcuno in casa, decide di andare presso Via Pascoli e accortosi che da fuori tutto è tranquillo chiama il 118 ma senza rientrare in casa e inventando, pertanto, la versione del fidanzato scopritore.

Stasi, di fatto, non la vede in fondo alle scale della cantinetta: la immagina ancora sul piano senza il volto coperto di sangue, così come l’aveva lasciata. 

No, non poteva immaginare che il corpo, post delitto, avesse proceduto per la forza di gravità e per gli spasmi lungo l’asse delle scale e che proseguisse con intensità lo spargimento emorragico (il sangue a cui fa riferimento nel corso della telefonata è quello dell’ingresso e del secondo colpo).

La versione di Stasi cambierà poi, anche in riferimento all’effettiva presenza di sangue sul volto di Chiara, solo dopo aver visto le foto nel corso di un interrogatorio.

Ma perchè Stasi pur non rientrando decide di dire che ha trovato il corpo di Chiara senza aspettare che lo faccia qualcun altro? Perchè questo secondo lui sarebbe il solo modo di giustificare eventuali indizi ed impronte lasciate durante l’omicidio.

E’ proprio nell’assenza di macchie ematiche su Stasi scopritore e nei suoi racconti che cogliamo dove si inceppa la macchinazione del suo“delitto perfetto”: l’errore di non rientrare in casa prima di chiedere aiuto (oltre alla riprova della sua volontà di distaccarsi emotivamente da quanto commesso). Se fosse rientrato per davvero ecco che forse il suo sarebbe stato un delitto impeccabile.

Stasi Vs. Sempio

Se la condanna definitiva di Stasi sembrava aver chiuso (almeno formalmente) il caso, nei giorni scorsi la Procura ha deciso di scandagliare le prove raccolte e l’alibi fornito all’epoca da Andrea Sempio, grande amico del fratello di Chiara. Sempio era già stato al centro di ulteriori indagini per il DNA ritrovato sotto le unghie della giovane ma all’epoca la traccia genetica venne definita troppo ‘rovinata’ per poter essere considerata scientificamente valida e le accuse furono pertanto archiviate. 

La procura, nell’avviso di Garanzia, oggi accusa Sempio di omicidio in concorso con ignoti o con Alberto Stasi”. Ma, per puntare il dito contro Andrea Sempio, è necessario smontare la sentenza di condanna per Stasi e sarebbero molti i tasselli a mancare (e da rivedere completamente):

  • orario dell’omicidio; 
  • la bicicletta nera con cui Stasi era stato visto allontanarsi da una testimone ritenuta attendibile dai giudici (oltre alle tracce di Dna di Chiara trovate sui pedali);
  • sull’impronta di scarpa numero 42 all’epoca una perizia indicò non solo la taglia esatta ma anche la marca (attribuibile a Stasi, non a Sempio);
  • sul dispenser restano due impronte di Stasi;
  • anche se la traccia genetica sulle unghie fosse di Sempio, il ragazzo frequentava casa Poggi e il DNA non è databile, cioè potrebbe aver lasciato la traccia settimane prima.

Siamo oltre il ragionevole dubbio?

In questi anni abbiamo assistito al susseguirsi di servizi e dichiarazioni volte ad insinuare dubbi su ogni punto della colpevolezza di Alberto ed è facile quando si mostra solo un aspetto ignorandone altri (un deja vu vero? Vi ricordate Avetrana?).

E’ comunque un fatto che oggi ci troviamo davanti al settimo tentativo di ribaltare una sentenza dopo che una quarantina di magistrati si sono occupati della vicenda sostenendo la piena responsabilità di Stasi. 

Insomma più che una nuova indagine su Sempio tutto mi appare davvero come un ennesimo sforzo di revisione per Stasi… e, in attesa di nuovi sviluppi, a Collino non resta che rimettersi la sua bombetta e salutarvi.

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